giovedì 2 luglio 2020

EROI ED EROINE DI LIBERAZIONE LGTBQIA+

Per celebrare il pride, ecco alcune figure di riferimento del mondo LGBTQIA+ che hanno fatto la storia e che possono ispirarci in una prospettiva intersezionale.


Nessun* è libero finché non lo siamo tutt* !


VICTORIA CRUZ

Nata a Guànica , Porto Rico o, come dice lei “Boriquén , prima che arrivassero gli europei”, una tra undici figli della madre. 

Si trasferì con la famiglia a Brooklyn dopo la Seconda Guerra Mondiale in cerca di una vita migliore. 

Arrivata nella Grande Mela, cominciò a fare ricerche sui trattamenti ormonali per la riassegnazione di genere, il suo sogno sin da piccola. Lavorava come parrucchiera, stripper e sex workers data la difficoltà usuale di una donna trans nel mondo del lavoro “comune”. Ebbe una breve carriera come modella, interrotta bruscamente e violentemente quando scoprirono che era una donna trans.

Frequentava assiduamente il bar di Stonewall e partecipò alle rivolte. A cavallo tra gli anni ‘70 ed ‘80, lasciò il sex work grazie al suo compagno dell’epoca e si iscrisse all’Università prendendo una laurea a Teatro e Belle Arti, scelta motivata soprattutto dalla diffusione dell’AIDS che rendeva ancora più pericoloso il sex work; ma fu costretta ritornarci dopo varie vicende, che però poi la portarono a lavorare con il Progetto Anti -Violenza per diciotto anni, aiutando persone vittime di abuso e in situazioni di strada.



ALOK V MENNON

È artista di mixed media, performer, scrive ed interpreta poesie e prosa ed utilizza il fashion design. È gender non conforming e tratta di genere, razza, trauma e la condizione umana, analizzando, anche storicamente, la presenza  e l’esistenza di persone che non si riconoscono nella binarietà del genere.

                                                 

KARL HEINRICH ULRICHS

Giurista tedesco dell’Ottocento, fu allontanato dall’esercito per via della sua omosessualità. Fu tra i pionieri della battaglia per il riconoscimento e la dignità dell’omoaffettività  e scrisse dodici libri al riguardo, in cui rivoluzionò il linguaggio, intingendolo  di dignità e bellezza. Considerato tra i primi difensori dell’identità queer basata su studi scientifici, riconoscendo diverse identità di genere e sessualità.



SYLVIA RIVERA

Nata nel Bronx, orfana a tre anni, fu affidata alla nonna, che la redarguiva spesso per la sua pelle troppo scura e i suoi modi troppo femminili. Già in quarta elementare aveva coscienza di se stessa e coraggio a sufficienza da truccarsi, per poi lasciare casa a dieci anni, ritrovandosi per strada lavorando nell’industria del sesso per sopravvivere, accolta, però dalla sua nuova famiglia che le insegnò come barcamenarsi in una situazione terrificante e profondamente ingiusta.  

Fu tra i primi membri dei movimenti di liberazione gay, da cui, però, si allontanò per via della transfobia e il razzismo latenti in questi gruppi, formati prevalentemente da uomini cisgender e bianchi, la cui aspirazione era escludere se stessi dalle categorie di “degrado sociale”. Sylvia emerse con la sua passione innata, risvegliando rumorosamente le coscienze del movimento LGBTQIA+ affinché lottasse per i propri diritti con coraggio ed in maniera intersezionale, si batté eroicamente per le giovani persone Queer senza fissa dimora e per le persone trans non bianche, in particolare. Fondò S.T.A.R. (Street Transvestite Action Revolutionaries) con Marsha P Johnson.

Fu una delle figure più importanti di Stonewall, a cui partecipò a soli diciassette, dicendo “non mi perderò nemmeno un minuto di questo, questa è la rivoluzione!”.



MARSHA P JOHNSON

Terminato il liceo, arrivò a New York con quindici dollari in borsa e rimase coinvolta, come la stragrande maggioranza della gioventù queer, nel lavoro sessuale e la vita di strada. Sei anni dopo, a soli 23 anni, partecipò a Stonewall come una delle figure chiave e fondò il Gay Liberation Movement e, con la sua grande amica Sylvia Rivera, S.T.A.R., per dare rifugio e supporto a persone giovani della comunità LGBTQIA +. Conosciuta per la sua bontà d’animo e generosità, dedicò tutta la sua vita all’umanesimo, lottando con gioia e colore contro la grettezza del tentativo di annichilimento che la società faceva e fa nei confronti delle persone non cis-genero e non eterosessuali. 

Fu ritrovata morta nel fiume Hudson nel 1992, in quello che venne classificato come suicidio, ma le circostanze non furono mai investigate e dovere e molte persone sostengono fermamente che si sia trattato, invece, di omicidio.





PORPORA MARASCIANO

Attivista, autrice, sociologa, presidente del Movimento d’Identità Trans, che ha fondato negli anni ‘70, vice presidente dell’Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere, responsabile del consultorio ASL/MIT, ideatrice della strategia di Riduzione del danno nel mondo della prostituzione in Italia, dirigente di Divergenti Festival del Cinema Trans, insomma, un esempio di lotta fondamentale per il nostro Paese.

Partecipò a Fuori! progetto sorto nel 72 a Sanremo come protesta contro un convegno di sessuologi che trattava l’omosessualità come malattia. Vicino al partito Radicale e al movimento femminista, Fuori! crebbe ed è considerato il primo movimento organizzato, momento cruciale e decisivo per la formazione di una coscienza collettiva circa questi temi.



JAMES BALDWIN

Uno dei più grandi intellettuali di sempre, nonché uno degli scrittori più abili, intelligenti socialmente quanto filosoficamente quanto emotivamente, Baldwin nacque a Harlem, ma lasciò gli Stati Uniti a ventiquattro anni per via del razzismo e l’omofobia e si trasferì in quella che veniva vista come la città della salvificazione: Parigi.

Immensa e stupenda voce di narrazione, interpretazione e guida della comunità nera, lavorò instancabilmente anche per l’emancipazione dell’altra parte della sua identità socialmente oppressa: l’omosessualità.

Uno dei suoi lavori più importanti sull’omoaffettività  è “La stanza di Giovanni”, in cui tratta del tedio del protagonista tra il suo amore per una donna e quello che ha per un uomo, o, nelle parole di Baldwin “di ciò che ti succede se hai paura di amare”.

“La scoperta della propria sessualità non deve essere un trauma, lo è perché è traumatizzato, reso tale dalla società”.


articolo a cura di Francesca Sanneh.

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