venerdì 17 luglio 2020

INTERVISTA A KATIA CAVAZZINI




 Autoritratto, "Experimental ph.2", Digital Face Paint




Katia Cavazzini, (@arte_afroitaliana su Instagram) artista ItaloZambiana classe ‘95, ha rilasciato un’intervista esclusiva a UNO. in cui esplora la sua identità di persona, donna e artista.

Nelle sue opere colpiscono l’uso del colore, in particolare neon, e la mistura di figure, riferimenti ed iconografie italiane quanto africane, che raccontano una storia da un punto di vista unico e personale.

Nata in Italia da madre dello Zambia e padre italiano, Katia si è poi trasferita nel Paese Africano da piccola, ritornando in Italia solo per l'università, il che rende la sua esperienza e la sua prospettiva estremamente peculiari, ma è una storia immaginabile a partire dalle sue opere, che mischiano il tratto della pittura italiana dei primi del Novecento con forme, paesaggi ed iconografie chiaramente Africane.

Come spiega nell'intervista ma è già evidente dalla sua produzione, il suo processo ed i suoi risultati creativi sono vari, in primis perché si dedica a pittura, scultura, mixed media ed arte digitale ed in secundis perché nella plefora della sua arte, i temi, toni e sentimenti variano dall'introspezione esistenziale, all'intimità, alla tragedia della tratta, alla celebrazione della bellezza.

Katia esprime una visione del mondo che diventerà -fortunatamente- sempre più comune.





Ecco l’intervista completa con Francesca Sanneh.



D:La tua arte sintetizza le tue due Patrie, l’Italia e lo Zambia, in maniere diverse. A prima vista, l’uso del colore e la tecnica di disegno, ricordano l’arte italiana dello scorso secolo, ma i personaggi, e spesso i temi, sono africani. Questa duplicità della tua arte è voluta o è semplicemente il modo in cui vedi il mondo?
R:Dipende, a volte quando ho un messaggio forte da trasmettere, ho una sorta di ossessione per provare a diffondere il messaggio correttamente e anche studiare quel messaggio, informarmi intensamente e diffondere informazioni corrette.  Allo stesso tempo vado nella mia modalità relax e faccio dipinti divertenti cercando di mescolare culture, religione e mitologia africane ed europee.

                                                                  "Redface 2" 

D:Sei mai stata in Zambia? Qual è il tuo legame con il Paese?
R: Sì, sono stata in Zambia, sono nata qui in Italia, quando avevo 6 anni ci siamo trasferiti in Zambia.  Sono cresciuta in Zambia, poi dopo aver finito l'università sono tornata in Italia per iniziare a studiare arte.  La mia connessione con la Zambia è la mia mamma.

D:Quali sono le tue ispirazioni artistiche e perché? Parlo tanto di altri artisti quanto di cose, temi, paesaggi, fenomeni che smuovono la tua creatività? Com’è il tuo processo creativo? 
R: Aspiro a usare la mia arte per vedere la bellezza della cultura Zambiana ed Italiana e di come possano fondersi insieme, per mostrare il bene e il male di entrambe le culture e le somiglianze che possono avere. Sono una pensatrice astratta e cerco di trovare diversi  soluzioni su come convincere le persone a comprendere meglio determinate situazioni.  Mettere gli africani in un contesto artistico europeo può rendere più semplice la comprensione dell'esempio della situazione usando figure religiose sarebbe più facile esprimere lo stesso dolore che un africano sentirebbe a causa dell'ingiustizia e della mancanza di verità.


D:Nelle tue opere c’è un uso piuttosto imponente del neon, perché questa scelta? 
R: Lo scorso anno ho partecipato ad una mostra accademica intitolata SculturalNatura, il cui tema era l’arte costruita nella natura. Ho scelto la luce UV dopo aver fatto delle ricerche sulla limitazione dei recettori, noi umani ne abbiamo tre, altri animali ne hanno sei o meno, quindi da quel momento ho cercato di fare arte che esplorasse e spiegasse il fatto che non ci è dato di vedere tutto ciò che si trova davanti ai nostri occhi, non vediamo necessariamente tutta la bellezza del mondo, non vediamo tutto ciò che potenzialmente esiste, ed è per questo che utilizzo l’UV, per affermare che non sempre vediamo le cose come ce le aspetteremmo.

                                            "Mystical river", oil paint, acrylic uv paint


D:Come ti identifichi: italiana, afroitaliana, italozambiana, zambiana o nulla di tutto ciò? Cosa ti ha portato a definire la tua identità? 
R: Mi identifico in ItaloZambiana, è più facile rispondere alla domanda costante "quali sono le tue origini".  Scherzi a parte, anche se sono italiana, sono orgogliosa di essere anche zambiana e voglio rappresentare entrambe le metà.

D:Come vedi lo stato dell’arte italiana oggi? Cosa credi che manchi? Quali i pregi? Quali pensi siano le sfide per migliorare? Cosa credi ci differenzi dagli altri? Cosa ne pensi dell’insegnamento accademico dell’arte?
R: Penso che l'arte italiana sia diventata più influenzata dai social media, molto sessuale e molto kitsch.  Penso che manchi l'emozione, provo una sensazione di emozioni sintetiche nell'arte di oggi.
 Ci sono così tante cose che possono essere fatte per migliorare l'accademia, manca di organizzazione, la volontà di fare davvero un cambiamento per migliorare gli standard e la mancanza di qualifiche dei professori.

D:Quali sono le peculiarità dell’essere una donna nera artista in Italia?
R: Essere un artista nera in Italia può essere una sfida, ci sono molti preconcetti sul mio lavoro a causa del mio aspetto, ma allo stesso tempo posso capirne i motivi e questo mi motiva a fare del mio meglio per far arrivare quello che voglio trasmettere.

                                                             "Afro Lady"

D:Il tuo nome su Instagram è “arte_afroitaliana”, come mai la scelta di questo nome? È questa la tua autodefinizione? Ci sono stati altri artisti che hanno unito i due mondi nella nostra storia?
R: Il mio nome Instagram è stato pensato come una piattaforma visiva per mostrare la mia arte. Afro rappresenta l'Afro che è diventato un potente simbolo politico che riflette l'orgoglio nero.  Italiana perché sono italiana e il fatto di essere di colore non mi rende meno italiana.Una nazionalità non deve avere un colore per rappresentarla.  Gli italiani bianchi dovrebbero abituarsi alle persone di colore nate in Italia e identificarsi italiane senza la sensazione di non essere state dichiarate!  senza qualcuno che dice di tornare indietro.  Altrimenti i neri saranno sempre visti come stranieri invece che uguali.

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